Come l'abrasione degli pneumatici inquina l'acqua e mette in pericolo gli animali

Non si tratta solo di gomma: delle oltre 2.400 sostanze chimiche presenti, almeno 140 additivi vengono eliminati

08.07.2025
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Durante la guida, i pneumatici abradono particelle sottili. Queste contengono una complessa miscela di composti diversi, tra cui sostanze tossiche: metalli pesanti come il cadmio e lo zinco e sostanze organiche come l'antiozono o l'antiossidante 6-PPD. Se le particelle di usura dei pneumatici finiscono negli ecosistemi di acqua dolce, gli inquinanti vengono rilasciati. Un nuovo articolo di revisione pubblicato sul Journal of Environmental Management riassume lo stato attuale delle conoscenze sulla presenza di particelle di usura di pneumatici e sul rilascio di inquinanti negli ecosistemi acquatici. I ricercatori mettono in guardia dagli effetti tossici sugli organismi acquatici e dalle conseguenze ecologiche associate.

Le particelle di usura dei pneumatici entrano nei fiumi e nei laghi principalmente attraverso il vento e la pioggia. Queste particelle rappresentano dal 50 al 90% di tutte le microplastiche che scorrono sulle strade durante le precipitazioni. Inoltre, le estrapolazioni scientifiche suggeriscono che quasi la metà (45%) delle microplastiche trovate nel suolo e nell'acqua provengono dall'abrasione dei pneumatici. La concentrazione di particelle di usura di pneumatici nei corpi idrici può variare di diversi ordini di grandezza, da 0,00001 a 10.000 milligrammi per litro.

In questo articolo pubblicato sul Journal of Environmental Management, gli autori analizzano gli studi esistenti sugli effetti delle particelle di usura dei pneumatici sugli organismi acquatici, fornendo una panoramica delle possibili conseguenze ecologiche. "Il problema dell'abrasione dei pneumatici non è solo rappresentato dalle particelle in sé, che rimangono a lungo nell'ambiente e si comportano come altre microplastiche, ma anche dalla lisciviazione di additivi tossici", ha dichiarato il Prof. Hans-Peter Grossart, ricercatore dell'IGB e coautore dello studio di revisione.

Non si tratta solo di gomma: delle oltre 2.400 sostanze chimiche presenti, almeno 140 additivi vengono lisciviati.

Dopotutto, i pneumatici delle auto non sono fatti solo di gomma. Infatti, sono stati identificati 2.456 composti chimici nella gomma dei pneumatici, 144 dei quali sono presenti nei percolati. Tra questi vi sono inquinanti organici come l'esa(metossimetil)melamina, il dibutilftalato, l'N-(1,3-dimetilbutil)-N′-fenil-p-fenilendiammina (6-PDD) e il suo derivato, il 6-PDD-chinone. Inoltre, sono presenti metalli pesanti come zinco e manganese in quantità considerevoli, oltre a cadmio e piombo. Queste sostanze sono utilizzate per la protezione dall'ozono, come antiossidanti o plastificanti e come agenti vulcanizzanti, rinforzanti e riempitivi. "Durante il processo di lisciviazione, l'abrasione dei pneumatici rilascia più sostanze chimiche rispetto alle termoplastiche come il PE. Inoltre, riteniamo che vengano rilasciate più sostanze di quelle che già conosciamo", ha dichiarato Hans-Peter Grossart.

Danni agli organismi e agli ecosistemi

Le particelle e la loro lisciviazione possono favorire la formazione di radicali liberi (stress ossidativo) negli organismi, causare cambiamenti genetici e alterare la loro risposta immunitaria. A livello individuale, possono influenzare il comportamento alimentare, la riproduzione e la sopravvivenza.

Lo studio evidenzia anche le conseguenze più ampie per la struttura e la funzione degli ecosistemi, con l'obiettivo di colmare il divario tra le risposte tossicologiche negli organismi viventi e i processi a livello di ecosistema. A livello di ecosistema, le particelle causano cambiamenti nella composizione delle specie, riducendo la biodiversità acquatica e alterando la rete alimentare. Di conseguenza, hanno un impatto significativo sui cicli del carbonio e dell'azoto, alterando processi essenziali come la formazione di biomassa e la disponibilità di nutrienti.

Tuttavia, gli studi di tossicità sono spesso condotti in condizioni di laboratorio e possono essere trasferiti agli ecosistemi naturali solo in misura limitata. In primo luogo, le interazioni in natura tra materia inanimata e organismi viventi sono più complesse. In secondo luogo, negli esperimenti di laboratorio vengono solitamente utilizzate concentrazioni più elevate di quelle effettivamente rilevanti nell'ambiente. Ciononostante, gli autori raccomandano di prendere sul serio i pericoli dell'abrasione degli pneumatici.

Hans-Peter Grossart ha aggiunto: "I cambiamenti ambientali globali, come il riscaldamento e l'acidificazione, aggraveranno gli effetti dell'usura degli pneumatici e della loro lisciviazione, alterando la loro tossicità e i loro effetti interattivi sull'attività microbica, sul ciclo dei nutrienti e sulla resilienza degli ecosistemi".

Riduzione dell'abrasione da pneumatici nei sistemi naturali

Diversi studi hanno esaminato il modo in cui l'abrasione dei pneumatici si diffonde nell'ambiente. Sebbene sia trasportata anche dal vento, di solito si accumula nelle immediate vicinanze della fonte, in particolare nei sedimenti e nei bacini idrici adiacenti ai punti caldi dell'inquinamento, come strade trafficate e campi artificiali. I ricercatori stimano che solo il due per cento circa di tutte le particelle di abrasione provenienti dai fiumi raggiungono le zone costiere. "Il fatto che queste particelle siano spesso poco mobili offre un potenziale per una migliore prevenzione", ha spiegato Hans-Peter Grossart. "Le strategie di riduzione efficaci prevedono lo sviluppo di produttori di pneumatici alternativi e una migliore delimitazione delle strade e delle acque reflue dalle aree naturali. In definitiva, ognuno può dare il proprio contributo con uno stile di guida prudente".

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