Più forti insieme: gli elettrodi interconnessi spingono la durata delle batterie al silicio oltre ogni limite

In termini pratici, ciò significa che i veicoli elettrici possono viaggiare più lontano e gli smartphone possono funzionare più a lungo utilizzando la stessa batteria

28.05.2025
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Ora, un gruppo di ricerca in collaborazione ha sviluppato un sistema di elettrodi-elettroliti in situ (In Situ Interlocking Electrode-Electrolyte, IEE) che lega l'elettrodo e l'elettrolita in una struttura chimicamente aggrovigliata, come i mattoni tenuti insieme da una malta indurita, in modo che rimangano saldamente collegati anche sotto un intenso stress meccanico (immagine simbolica).

Con l'aumento della domanda di batterie che immagazzinino più energia e durino più a lungo, per alimentare veicoli elettrici, droni e sistemi di stoccaggio dell'energia, un team di ricercatori sudcoreani ha introdotto un approccio innovativo per superare una delle principali limitazioni delle tradizionali batterie agli ioni di litio (LIB): le interfacce instabili tra elettrodi ed elettroliti.

La maggior parte degli attuali dispositivi elettronici di consumo, come smartphone e computer portatili, si basa su batterie a base di grafite. Sebbene la grafite offra stabilità a lungo termine, la sua capacità energetica è insufficiente. Il silicio, invece, è in grado di immagazzinare una quantità di ioni di litio dieci volte superiore, il che lo rende un promettente materiale anodico di prossima generazione. Tuttavia, il principale svantaggio del silicio è la sua forte espansione e contrazione di volume durante la carica e la scarica, con un rigonfiamento fino a tre volte le dimensioni originali. Questa ripetuta espansione e contrazione provoca lacune meccaniche tra l'elettrodo e l'elettrolita, degradando rapidamente le prestazioni della batteria.

Per risolvere questo problema, i ricercatori hanno studiato la possibilità di sostituire gli elettroliti liquidi con elettroliti solidi o quasi-solidi (QSSE), che offrono maggiore sicurezza e stabilità. Tuttavia, i QSSE fanno ancora fatica a mantenere un contatto completo con il silicio che si espande e si contrae, causando una separazione e una perdita di prestazioni nel tempo.

Ora, un team di ricerca in collaborazione con la POSTECH (Pohang University of Science and Technology) e la Sogang University ha sviluppato un sistema di elettrodi-elettrolita in situ (IEE) che forma legami chimici covalenti tra l'elettrodo e l'elettrolita. A differenza delle batterie convenzionali, in cui i componenti si limitano a toccarsi, il sistema IEE li lega in una struttura chimicamente intrecciata, come mattoni tenuti insieme da una malta indurita, in modo che rimangano saldamente connessi anche sotto forti sollecitazioni meccaniche.

I test sulle prestazioni elettrochimiche hanno mostrato una differenza notevole: mentre le batterie tradizionali perdono capacità dopo pochi cicli di carica e scarica, quelle che utilizzano il progetto IEE mantengono una stabilità a lungo termine. In particolare, la cella a sacchetto basata sull'IEE ha dimostrato una densità energetica di 403,7 Wh/kg e 1300 Wh/L, che rappresenta una densità energetica gravimetrica superiore di oltre il 60% e una densità energetica volumetrica quasi doppia rispetto alle tipiche LIB commerciali. In termini pratici, ciò significa che i veicoli elettrici possono viaggiare più lontano e gli smartphone possono funzionare più a lungo utilizzando una batteria delle stesse dimensioni.

"Questo studio offre una nuova direzione per i sistemi di accumulo di energia di prossima generazione che richiedono contemporaneamente un'elevata densità energetica e una durata a lungo termine", ha dichiarato il professor Soojin Park del POSTECH, che ha collaborato allo studio. Il professor Jaegeon Ryu della Sogang University ha aggiunto: "La strategia IEE è una tecnologia chiave che potrebbe accelerare la commercializzazione delle batterie a base di silicio, migliorando significativamente la stabilità interfacciale".

Questa ricerca è stata guidata dal professor Soojin Park (Dipartimento di Chimica, POSTECH), dal dottor Dong-Yeob Han, dal dottor Im-Kyung Han (Dipartimento di Scienza dei Materiali, POSTECH) e dal professor Jaegeon Ryu (Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biomolecolare, Sogang University). I risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Advanced Science, con il supporto del Korea Institute of Materials Science e del Korea Institute for Advancement of Technology.

Nota: questo articolo è stato tradotto utilizzando un sistema informatico senza intervento umano. LUMITOS offre queste traduzioni automatiche per presentare una gamma più ampia di notizie attuali. Poiché questo articolo è stato tradotto con traduzione automatica, è possibile che contenga errori di vocabolario, sintassi o grammatica. L'articolo originale in Inglese può essere trovato qui.

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